La Fenice Gallery: Art Souvenir Al-bunduqiyya

C’era una volta… La Fenice Gallery

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Corte del Tagiapiera, San Marco 1948 - 30124 Venezia

La Fenice Gallery rinnova 'Art Souvenir Al-bunduqiyya' con la partecipazione di nuovi artisti e inediti di artisti già presenti.

Opere di: Giuseppe Abate, Amedeo Abello, Daniela Albanese, Edoardo Aruta, Alvise Bittente, Gino Blanc, Thomas Braida, Giacomo Briano, Ahmad Charaf E. K., Clown Poubelle, Angela Colonna, Lorenzo Commisso, Fabio De Meo, Marco Di Giuseppe, Suely Facchini/Marco Fagarazzi/Gioele Orrù, Robert Frankle, Nicolò Gemin, Gli Impresari (Edoardo Aruta/Marco Di Giuseppe/Rosario Sorbello), Marco Gobbi, Andrea Grotto, Giulia Incani, Nicolas Magnant, Rachele Maistrello, Christian Maretti Editore, Elena Mazzi, Corinne Mazzoli, Valentina Merzi, Valerio Nicolai, Sandro Pignotti, Poubelle, Alessandro Ragazzo, Andrea Rosara, Federico Sanna/Simone Sacchi, Elisa Sartori, Michele Spagnolo, Venanzio Straulino, Kreshnik Sulejmani, Cecilia Tirelli, Sara Tirelli, Chiara Tubia, Negin Vaziri, Valerio Veneruso, Serena Vestrucci, Nico Naïsky, Francesca Zucca, Angela Zuin.


Dalla radice di una parola, quasi quanto conoscere l’inizio di una storia personale, il termine Souvenir, in francese ricordo, è ormai un vocabolo molto comune, di cui forse si abusa, in quanto non si riconosce più in esso il significato reale, ovvero quello di raccogliere l’essenza di un determinato momento vissuto in un certo luogo, di cui si vuole preservare la memoria dell’esperienza. 
I viaggiatori più attenti inseguono da sempre, per questa ragione, testimonianze d’arte e di cultura, piccoli trofei carichi di malia che contengano in esse il genius loci, un’identità culturale locale, rivolta ad un passato più o meno tradizionale o ad un valore simbolico. 
Sin dal XVIII secolo, momento in cui i viaggi di piacere e gli spostamenti in genere subirono un notevole incremento, la propensione dei visitatori ad acquistare piccoli oggetti confezionati venne sfruttata commercialmente. 
Ed è ancor oggi così: se molte cose negli ultimi secoli sono cambiate, rimane la necessità di raccontare l’”avventura”, mostrare di averla vissuta, esibire dei souvenir. 
L’oggetto-memoria è quindi comunemente inteso come una piccola parte per raccogliere il tutto. E’ infatti un’espressione di cultura tangibile che contribuisce in ogni caso alla definizione del profilo identitario locale. Consapevole, o meno, il loro significato ha evidentemente ancora la carica necessaria per attirare l’attenzione. Alimentano le mappe mentali collettive e condizionano fortemente la rappresentazione di un mondo nel quale progressivamente gli spazi turistici e quelli culturali si sovrappongono. 
Veicolo del progetto è perciò anche volontà di indagare sui meccanismi che portano al fenomeno merchandising tanta fortuna. Non possiamo dimenticare Piero Manzoni e la sua celebre ‘Merda d’artista’, novanta edizioni in lattina, che oggi possiamo considerare pioniere del merchandising artistico, la cui opera diventa spunto di riflessioni sul marketing.
Per merchandising si intende precisamente l’impiego di un brand o dell’immagine di un bene noto per venderne un altro; un processo vivo anche nel sistema dell’arte, dove tante volte è l’artista stesso ad indossare i panni di un luminoso brand.
"Damien Hirst is a brand, because the art form of the 21st century is marketing. To develop so strong a brand on so conspicuously threadbare a rationale is hugely creative - revolutionary even." 
(Greer, Germaine - 22 September 2008, "Germaine Greer Note to Robert Hughes: Bob, dear, Damien Hirst is just one of many artists you don't get", The Guardian)
La Fenice Gallery accoglie il progetto Art Souvenir Al-bunduqiyya in un nuovo spazio di esposizione, tra bookshop e mostra collettiva, che vede gli artisti dialogare con il loro territorio e le relative convenzioni, in maniera ironica, intelligente, e alla portata di ogni tasca. 
L’esposizione resterà allestita nella nuova stanza, aperta appositamente, che continuerà ad accogliere nuove proposte.
Il ricavato andrà a sostenere per metà l’attività de La Fenice Gallery e per l’altra metà il lavoro dell’artista.

(Al-bunduqiyya è il nome proprio di Venezia in arabo, l’unica città in Europa ad averne uno. L’origine è da cercare attorno la fine degli anni Mille, il significato è quello di ‘diverso’, con accezione di ‘bastardo’ come mescolanza di genti. Successivamente nel Trecento acquista un ulteriore significato che è quello di ‘fucile’, pare infatti che i Veneziani furono i primi ad introdurre l’arma da fuoco nei paesi arabi.) 


A cura di Cecilia Tirelli 
in collaborazione con Ana María Area Martínez, Biancamaria Milo e Sara Benetti.


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