Ho iniziato ad ascoltare tardi il jazz contemporaneo (termine inflazionato ma unisce bene tutte le correnti), ero già grande. Prima mi dava noia e mi irritava. E' tutto merito di un mio caro amico jazzista e di un professore. L'amico mi prestava i dischi e suonava: entrambe le cose erano selezionate per me, l'ABC dei suoni. Il prof invece è riuscito a spiegarci tutto in parole semplici che non scorderò mai. Le matrici che utilizziamo per cogliere la musica vanno nutrite e sviluppate perché quelle che abbiamo sono troppo semplici: plasmate dai ritornelli sanremesi e dal do-re-mi delle pubblicità. Ovvio che questo vale per tutti i nostri sensi e tutte le nostre conoscenze ma il caso vuole che ognuno di noi crede di sapere qualcosina sulla musica solo perché ha le cuffie nelle orecchie e qualche disco a casa. Quando un essere semplice do-re-mi capita ad un concerto della musica classica o del jazz, appena la composizione diventa più complessa: perde la concentrazione, inizia a faticare a capire ed a cogliere, e più si fatica - più ci si stanca - meno concentrati si diventa; ed ecco tutta una fila nel teatro che pisola o addirittura russa. Ma non certo per colpa della musica. E' perché siamo incapaci di viverla se non educati a sufficienza, se privi di esperienza e qualche amico o prof che ogni tanto ci prende per la mano. Dal mio primo ABC è passato parecchio tempo ma stasera al concerto dei Mostly Other People Do the Killing (USA) al Teatro Fondamenta Nuove - ho rivissuto per qualche lungo attimo le mie prime fatiche: non riuscivo a concentrarmi già dal frastuono di batteria e dei fiati iniziale. Ma poi, dopo l'ennesima volta che mi hanno sparpagliata e ricomposta con la loro immensa energia e insolita bravura (e sono quattro musicisti alla pari!), col tutto nel segno della incredibile leggerezza dell'esecuzione: dentro di me ho fatto un inchino profondo a coloro che mi hanno ricordato che non rende affatto scrivere (come sto facendo) e parlare della musica (l'hanno ammesso pure i Mostly Other People Do the Killing scherzando sui titoli che scelgono) e che il sentimento giusto dinanzi alla musica così indicibile - è quello dell'umiltà.