Ma chi è sto Panksy?
"Non credo di limitarmi ad attaccare roba per strada."
"Io pensavo tu avessi 20 anni."
(risata) "Anch'io. Grazie. Sono 20 anni che pitturo. Ma si comunque, sono un ragazzino.
Non voglio farmi scopriere, sono 'fuori' per vari motivi, ripeto sono 20 anni che pitturo, continuo a fare quadri su richiesta senza cambiare mai lo stile particolare che ho, non mi sono mai mosso da lì, ho solo affinato la tecnica, diciamo che qualche affito me lo pago ma non campo di questo...
Sono partito da Banksy, studiando tutta la parte del sorcio che ha fatto lui, con la scritta rossa... Ma il mio non è in inglese. E' l'italiano tradotto da Google traduttore, cioè tradotto male. Panksy a cosa serve? Uno è il lato artistico dove ho copiato Banksy dunque, il più famoso del campo. Speravo anche in una denuncia: anche il font che mi sono rifatto è suo. Ma Panksy serve anche per i turisti. Deve dare indicazioni sia ai Veneziani che ai turisti. Il dialetto veneziano si capisce solo qua, solo tra i locali. Panksy traduce col Google. Lui copia del sorcio di Banksy, lo voglio lasciare tradotto male. Fino a che questo non diventa il sindaco di Venezia, si candiderà. So che non ti piacerà ma vorrei che diventasse una specie di logo dei Veneziani, che i turisti trovassero delle magliette col sorcio (sindaco durerà poco, qualche mese), deve essere qualcosa per tutti. Sono uscito allo scoperto prematuramente rispetto agli altri miei progetti, forse."
Nemmeno Panksy è veneziano, è alieno, è arrivato in Siberia nel 1908, su un asteroide facendo 100 km di buco nel suolo. Fino ad ora è rimasto zitto perché lo stavano cercando, ha dovuto nascondersi, è finito a Venezia dove certe radiazioni non arrivano, sbattono sulle calli, non c'è campo nelle calli, allora chi lo cerca non lo trova. Panksy è nato poco fa e in effetti sta ancora nascendo. Il primo è del 16 novembre, si trova a Sant'Elena vicino al sottoportico dietro al Pampo. Essendo un abitante di altre dimensioni, galassie, una volta arrivato a Venezia si scopre indignato delle cose. E le scrive sui muri. Prima che Venier entrasse in campo, scende in campo. Perché anche la Venier è una aliena rispetto a Venezia, nata a Mestre, andata via a Roma a 12 anni e di Venezia non sa niente.
Panksy è affezionato ad una storia di fantascienza della serie C: Fratello di un'altro pianeta un film degli anni '80. Ha la presenza internet, 20 apparizioni in città e uno piccolo fatto per me:

usa fogli A4 riciclati, bi-adesivo scaduto, li attacca bassi sperando che i cani ci pisciano sopra, per adesso va contro la gente che lascia le cacche dei cani per terra, depista i turisti, è contro coloro che lasciano fuori la spazzatura fuori orario, è un ratto bipede bianco. I topi sono alieni, sono arrivati prima di noi, la sua candidatura è per queste piccole cose quotidiane. E' mancino. E basta. Scrive col pennello. "No cacche, no scoasse, no turisti coglioni, no ristoratori stronzi."
Una faccenda ardua. E Panksy mira sull'ipocrisia insita: lo voteranno gli stessi ristoratori dicendo "io non sono un ristoratore stronzo".
E "se non metti la virgola, questo ha tutto un'altro senso." Contenuti, sensi, in fondo ce li creiamo sempre da soli. Vi invito a trovare i suoi perché, magari alla mostra collettiva che inaugura giovedì 29 gennaio al Venice Jazz Club. Prendendo i Panksy da rittagliare e scrivendo da soli ciò che avete da dire.
Questa intervista non è mai accaduta. Sono solo voci che sento imbattendomi nel sorcio per le calli di Venezia.
In culo alla balena, Panksy. L'unico modo è che arrivino gli alieni.
Castello, Venezia, 12 dicembre 2014