Chiude anche la Libreria Goldoni.
Non sappiamo più cosa dire.
9.000 euro al mese: davvero troppi... il 22 aprile chiuderà anche la libreria Laboratorio Blu per bambini al Ghetto... tanto ci sono i cinesi…..
E adesso, cosa potremmo FARE di concreto per cambiare questa situazione e fermare il continuo degrado di questa città/villaggio/posto/chiamatelo come volete ma risponde tuttora a nome di VENEZIA. Cliccate su questa mappa per leggere l'articolo:

La Nuova Venezia 23 marzo 2013
Il Gazzettino 24 mar 2013
La prossima chiusura di altre due librerie a Venezia, che vanno ad aggiungersi alla lunga lista di quelle che hanno chiuso dal 2007 pubblicata ieri da questo giornale, ci trasmette un doloroso senso di sconfitta. È la città che perde, in un insopportabile stillicidio, ogni volta un altro piccolo pezzo di identità. Ma le librerie che chiudono un po’ ovunque, in Italia, sono il segno di un generale impoverimento culturale. Vorrei qui avviare un primo tentativo di riflessione su questi due aspetti.
Ho scritto ormai troppe volte che le liberalizzazioni - la tanto decantata de-regulaton, lasciando libero gioco al mercato provocano effetti pesanti sul delicato tessuto socio-economico della nostra città: la progressiva trasformazione delle botteghe "di vicinato" (alimentari, ferramenta, giocattoli, ecc.) in negozi dedicati unicamente alla fruizione turistica, i cambi d’uso che penalizzano la residenzialità a favore della ricettività, lo scadimento qualitativo della stessa offerta turistica sono altrettanti fattori che, nel loro insieme, portano alla drammatica situazione attuale. Unica possibile inversione di tendenza è quella che, con un neologismo, definirei re-regulation, ossia un insieme di interventi di governance intesi a regolamentare e incanalare le spinte del mercato. Un passaggio per la verità strettissimo, perché in controtendenza rispetto ai dettami UE, di difficile gestione pratica nella sovrapposizione di competenze tra enti pubblici tutta italiana e, infine, subordinato a un recupero di legalità molto auspicabile ma poco realistico.
Le librerie, però, chiudono un po’ ovunque. Alla radice del problema c’è la strutturale, endemica, scarsa propensione alla lettura degli italiani, da sempre fanalino di coda nelle statistiche europee. Se a questo si aggiungono la crisi dei consumi, che colpisce ancor più duramente degli altri il comparto "culturale", la concorrenza dell’e-commerce (prima ancora che dell’e-book) e delle grandi superfici, l’incomprimibilità degli affitti, abbiamo davanti un quadro davvero desolante.
Anche qui il percorso "virtuoso" è molto accidentato e passa prima di tutto attraverso un serio quadro legislativo. La "legge Levi" (n° 128 del 27-07-11) è solo un primo timido abbozzo di soluzione e, dopo alcuni mesi di applicazione rigorosa, viene aggirata da editori e grandi catene.
Un quadro così fosco, però, non ci esime dal tentativo di individuare, nell’immediato, fattori di resistenza e di rinascita. Da una parte alimentando il dibattito: al primo confronto di ieri al Centro Zitelle farà seguito una prossima tappa che stiamo organizzando ai Calegheri o a San Leonardo.
Dall’altra continuando ad ampliare i nostri orizzonti: eventi, incontri, letture, attività editoriali. E poi affiancare nella nuova formula del "book-café" - che inaugureremo in autunno - elementi culturali a elementi ricreativi. Intercettare, in altre parole, nuovi "pubblici", avvicinare nuovi lettori. Un’evoluzione inevitabile che potrebbe, positivamente, sorprenderci
Giovanni Pelizzato
Libreria Toletta
Pubblicato sul Facebook 28 mar 2013

La Nuova Venezia del 5 aprile 2013