La Festa di San Martino

Mancano 50 giorni alla fine dell'anno e, tradizionalmente nelle campagne, era questo il giorno della scadenza dei contratti agricoli, l'espressione "fare San Martino" aveva il significato di traslocare se i contratti non venivano rinnovati, ossia “ciapar carne” perché i proprietari delle terre liquidavano i lavoratori offrendogli da mangiare.


La festa di San Martino è una delle più originali tradizioni veneziane, in questi giorni vengono aperte le botti per il primo assaggio del vino novello, che di solito viene abbinato alle prime castagne (da qui il motto 'a San Martino ogni mosto diventa vino!'). 

Cibi e bevande sono ben accetti, ci aiuteranno a ricaricarci durante questa lunga notte. Portate il vostro bicchiere riutilizzabile. 

L'Estate di San Martino è legata alla leggenda del Santo, che divise in due un mantello per coprire un povero mendicante nudo e infreddolito. Il Signore "ricompensò" il Santo inviando un clima mite e temperato quando oramai esso volgeva al freddo dell'Inverno incipiente.

L' Estate di San Martino avviene attorno all'undici novembre e dura generalmente tre o quattro giorni, durante i quali si verificano solitamente condizioni climatiche di tempo bello e relativo tepore.

Coi i compagni di giochi si canta la canzone in campo:

“San Martin xe nda’ in soffita
a trovar 
ea nona Riitta,
nona Ritta
 no a ghe geera
San Martin 
col cuo par teera,“  

la variante odierna è la seguente:

“San Martin xe nda’ in soffita
a trovar ea so novissa,
so novissa
 no ghe gerasan Martin casca par tera,
e col nostro sacchetin, 


Cari signori xe San Martin, FORA EL SOLDIN!!!”



Il seguente approfondimento è di Sebastiano Giorgi

SMartino

San Martino rinucia alle sue armi, di Simone Martini, part.


Come in uso in altre parti d'Italia anche in laguna per S. Martino si faceva festa con i prodotti di stagione come vino e marroni, tanto che una delle filastrocche diceva:


Questa xe la sera bela,

Che se sta in canton del fogo,

Coi maroni atorno, atorno,

E con un bon bozzon de vin,

Farghe viva a S.Martin.


Più famosa e ricordata ancora oggi è invece questa filastrocca:


San Martin xè andà in sofita

A trovar la so novizia

La so novizia non ghe gera

'L xè cascà con cul per tera

El s'à messo 'n boletin

Viva, viva San Martin


Ma la festa di S. Martino a Venezia è ancor oggi ricordata soprattutto per i ragazzini (purtroppo sempre meno) che l'11 novembre girano con pentoloni e campanacci per i negozi chiedendo qualcosa in dono e cantando, oltre al ritornello di S. Martino campanaro, anche filastrocche più complesse:


Oh che odori de pignata!

Se magnè bon pro ve fazza,

Se ne de del bon vin

cantaremo S.Martin


S.Martin n'à manda qua

Perché ne fe la carità

Anca lu, co'l ghe n'aveva

Carità ghe ne faceva.


Fe atenzzion che semo tanti

E fame gavemo tuti quanti

Stè atenti a no darne poco

Perché se no stemo qua un toco!


Due poi erano le conclusioni della filastrocca a seconda che i bambini avessero ricevuto in dono qualcosa, caramelle, soldi, cibo:


E con questo la ringraziemo

Del bon animo e del bon cuor

Un altro ano ritornaremo

Se ghe piase al bon Signor

E col nostro sachetin

Viva, viva S.Martin.


O, non avessero ricevuto niente:


Tanti ciodi gh'è in sta porta

Tanti diavoli che ve porta

Tanti ciodi gh'è in sto muro

Tanti bruschi ve vegna sul culo.


Festa di S. Martino


Per comprendere quest'antica festa che si celebra l'11 novembre bisogna ricordare la vita del santo e la famosa leggenda che si lega al suo nome.


Vita di S. Martino:

Martino nasce in Pannonia, l'odierna Ungheria nel 316. Figlio di un ufficiale romano fa parte della Guardia Romana fino ai 15 anni. Martino conobbe il cristianesimo frequentando di nascosto le assemblee dei cristiani. Le cronache narrano di lui come un uomo di straordinaria umiltà e carità, doti che sono alla base delle leggende che si raccontano sulla sua vita, tra cui, oltre a quella famosa del mantello, anche quella che narra come Martino trattasse il suo attendente militare alla pari di un fratello, tanto da tenergli puliti i calzari.

Martino ottenuto dall'Imperatore l'esonero dal servizio militare si recò a Poiters dove fu battezzato e ordinato sacerdote dal vescovo S.Ilario. Tra le molte vicende della sua vita merita d'essere ricordata l'erezione, da lui voluta, dei monasteri di Ligugè e Mamontier, e il suo operato come vescovo di Tours. Martino morì a Candes 11/11/397 e fu poi sepolto nella cattedrale di Tours. In Francia S.Martino è il primo patrono della nazione. Merita d'essere ricordato che in arte S.Martino è tradizionalmente raffigurato sul cavallo mentre compie il gesto del taglio del mantello.


Leggenda di S. Martino:

era l'11 novembre, un giorno piovoso e freddo tanto che Martino galoppava sul suo cavallo ricoperto dal mantello. A un certo momento Martino incontra sul suo cammino un vecchio coperto di pochi stracci, barcollante e infreddolito. Martino vuole aiutarlo ma non ha né denaro, né una coperta da offrirgli e così prende il suo mantello e con la spada lo taglia a metà donandone una parte al vecchietto. Poco dopo mentre Martino galoppa felice per aver compiuto quel gesto caritatevole, il clima si riscalda e dalle nuvole spunta un sole radioso. Ecco l'estate di S.Martino, come ancor oggi vengono chiamate le belle giornate di novembre. Giunta la notte Martino sogna Gesù che con il mantello in mano lo ringrazia per quel gesto di compassione.

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Il bassorilievo quattrocentesco sopra la porta dell'oratorio della chiesa di San Martino, nel cuore del sestiere di Castello, accanto all'Arsenale di Venezia (Wikipedia):

La venerazione per San Martino di Tours è molto sentita a Venezia grazie alla presenza nella chiesa della preziosa tibia del santo. Qui si concludeva una solenne processione che partiva dalla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, ovvero dall'altro capo di Venezia.

Tutt'oggi, in occasione della festa di San Martino (11 novembre), i bambini girano per le strade della città cantando filastrocche davanti alle case e ai negozi nella speranza di ricevere caramelle o una piccola mancia. Con i soldi guadagnati così viene comprato un dolce di pastafrolla decorato con confetti, caramelle o altro che, ispirandosi al bassorilievo di cui si è già parlato, riproduce la sagoma del santo a cavallo.

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Foto: Veneziani a Tavola


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