Bareteri

Bareteri

Ai tempi della Serenissima i Bareteri erano gli artigiani che confezionavano e vendevano i berretti in lana e in cotone, mentre i cappelli, venivano fabbricati e venduti dai Capeleri ed in particolare dai Capeleri de feltro.

Tutt'ora esistono toponimi che ricordano queste attività: a San Marco il ponte dei Bareteri, mentre il toponimo Capeler si trova a San Marco, San Polo e Dorsoduro. 
I Bareteri usavano tinture molto resistenti nel tempo e dalle tonalità raffinate tanto che, la qualità del prodotto, fece estendere la loro fama in tutto il Levante ed acquisire una vasta clientela anche al di fuori del territorio della Repubblica di Venezia. I Bareteri confezionavano oltre che caldi berretti per l'inverno, anche berretti per i marinai. 
Nel 1475 fu costituita la Corporazione dei Bareteri, che rimasero uniti all'Arte dei Marzeri fino al 1506. Dal 1506 al 1530 furono Corporazione autonoma; poi, nel 1530, su incarico del Consiglio dei Dieci, i cinque Saggi sopra le mariegole, ordinarono che i Bareteri ritornassero ad essere un colonnello dell'Arte dei Marzeri, con l'obbligo di sottoporre le loro decisioni anche all'approvazione del Gastaldo dei Marzeri. Nel 1677 riguadagnarono l'autonomia, ma con la conseguenza di dover pagare maggiori tasse. 
Dalla sua fondazione fino alla fine del XVIII secolo, la sede dell'Arte dei Bareteri fu nella chiesa di "San Biasio ai Forni",a Castello (fondata nel XI secolo, nel 1754 la chiesa fu demolita e nel 1757 ricostruita; il vicino "granaio", oggi sede del museo Navale, riforniva i forni che cuocevano il "pane biscotto" adatto per l'imbarco sulle galee in partenza dalla Serenissima). A partire dal 1807, la sede dell'Arte dei Bareteri fu trasferita nella chiesa di San Zulian, sede dell'Arte dei Marzeri. Il 15 agosto veniva celebrata la festa della patrona, che era, per entrambe le arti, la Vergine dell'Assunzione. 
Secondo le statistiche, alla fine del XVIII secolo, si contavano in città 27 capimaestri, 1 garzone, 11 lavoranti e 7 botteghe.
Le cosiddette "Arti del vestiario" erano numerose a Venezia ed ogni capo ed accessorio di abbigliamento veniva prodotto da artigiani appartenenti ad una precisa Arte; fra questi oltre ai citati Bareteri ricordiamo: Calegheri e Zavateri (scarpe e stivali; ciabatte e zoccoli),i Calegheri todeschi (calzature), i Calzeri da seda (calze, pantaloni con telaio), i Capeleri (cappelli di feltro), i Centureri e Fiuberi (cinture in seta, in oro, in argento e fibbie), i Coroneri e Anemeri (corone e anime di bottoni), i Giuponeri (giubbe, tonache e vesti imbottite), i Greghi capoteri (tabarro e schiavina), Gucciadori (calze, camicie e guanti), i Paruchieri (parrucche), i Sartori (abiti).

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