Bosco Ottolenghi, Bosco di Zaher, Bosco di Franca
Il Bosco Ottolenghi, il Bosco di Zaher, il Bosco di Franca, tre spazi verdi dedicati a tre persone speciali, lontane tra loro, con storie diverse, morte prematuramente per realizzare i loro sogni e i loro ideali.
Questi tre boschi sono parte degli attuali 230 ettari di verde, (il Piano regolatore vigente prevede di raggiungere i 1100 ettari all'interno del tessuto urbano), che il Comune di Venezia sta valorizzando con l'incremento della biodiversità e il ripristino delle aree verdi.
L'idea di dotare Mestre di un grande bosco dentro la città è nata attorno al 1984 sotto la spinta di un movimento ambientalista che si opponeva alla costruzione del nuovo ospedale vicino al boschetto di Carpenedo: nell'ambito dell'Azienda Regionale delle Foreste, prende forma il progetto. In quegli anni Gaetano Zorzetto, consigliere comunale ininterrottamente dal 1970 fino al 1990, assessore più volte negli anni '80 e prosindaco per Mestre dal 1993 fino al 1995, anno in cui è scomparso, ha promosso il progetto che oggi è divenuto realtà.
Il Bosco Ottolenghi, che si estende per 30 ettari, è stato il primo ad essere aperto al pubblico; è di proprietà della Fondazione Querini Stampalia ed ora in usufrutto al Comune di Venezia.
L'Istituzione "il Bosco di Mestre" con la realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili, aree di sosta, passerelle, parcheggio, segnaletica, ha reso fruibile da tutti quest'area verde, piantumata già nel 1998.
Il bosco è dedicato alla memoria di Adolfo Ottolenghi, uomo di dialogo e di cultura, rabbino capo della comunità ebraica di Venezia per oltre un trentennio, dal 1912 al 1944, quando fu arrestato, deportato e ucciso ad Auschwitz assieme a tanti suoi concittadini. Per ricordarlo, in un'area umida all'interno del bosco è stata posta una targa di legno, disegnata da Guido Zordan.
Il Bosco Zaher è dedicato a Zaher Rezai, un ragazzo afghano fuggito dalla guerra nel suo Paese nel 2008 che, con pochi risparmi in tasca, affrontò un viaggio pieno di difficoltà, incontrando uomini senza scrupoli. Sbarcato da una nave nel porto di Venezia, a seimila chilometri da casa, si nascose sotto un camion per passare la frontiera, ma stremato, perse la vita, schiacciato dalle ruote, in via Orlanda a Mestre. Sull'asfalto, accanto al suo corpo, fu trovato un sacchetto trasparente che conteneva, tra i pochi oggetti cari, anche i fogli di un diario con frasi colme di speranza e i versi commoventi di poesie in persiano antico. All'interno del Bosco è stata realizzata una scultura-installazione del Maestro Luigi Gardenal che raccoglie le parole e le immagini del quaderno di Zaher.
Nei quasi 50 ettari del Bosco di Zaher sono state mantenute le preesistenti siepi boscate di platani, robinie, olmi campestri e salici bianchi, conservati e valorizzati da una gestione agricola tradizionale che ricava vimini, fascine e legname.
Alcune zone sono a prato e sono stati creati alcuni invasi d'acqua per lo sviluppo di specie igrofile. Il bosco è attraversato da 1,7 chilometri dell'Ippovia Litoranea Mestre-Jesolo e da un percorso ciclopedonale di 3,2 km che, dall'uscita di via Ca' Colombara collega il bosco al terminal del tram di via Monte Celo, proponendo una sicura via alternativa.
Il Bosco di Franca, adiacente al bosco Ottolenghi, ricopre un'area di 22 ettari, è dedicato a Franca Jarach, diciottenne desaparecida argentina uccisa con altri studenti del Liceo National di Buenos Aires, durante la dittatura militare argentina degli anni settanta. La madre di Franca conobbe la terribile verità nel 2000, quando una donna, Marta Alvarez, che aveva incontrato Franca durante la prigionia, le raccontò che, "per fare spazio nel campo di detenzione clandestino, della Scuola di Meccanica dell'Armata" Franca insieme ad altri venne caricata in uno dei consueti "voli della morte", un "servizio" gestito da ufficiali della marina militare argentina, per uccidere, gettando le vittime da un aereo nell'oceano o nel Rio de La Plata, come accadde nel suo caso.
A Franca, insieme a tutti i desaparacidos argentini, è dedicata una siepe arborea nel Bosco.
Nel Bosco di Franca interagiscono tre diversi ecosistemi: il bosco realizzato tra il 2003 e il 2006 con il Querco Carpinedo planziale, tipico della Pianura Padana; le aree umide per depurare le acque che sfociano in laguna e creare un ambiente che attrae anfibi e uccelli acquatici; il prato, attraversato da un agevole percorso ciclo-pedonale.