Calegher

Calegher

Ai tempi della Serenissima i "Calegheri", gli artigiani che producevano le scarpe e, gli "Zavateri", che producevano le ciabatte, facevano parte di una Scuola che fu fondata nel 1278. I membri erano tutti italiani e lavoravano separatamente dalla Corporazione o Scuola dei "Calegheri" e "Zavateri" tedeschi.

A Venezia, infatti, nel 1383, i calegheri di nazionalità tedesca, in particolare coloro che provenivano dal confine nord-orientale della Repubblica, e residenti in città, ottennero dal Consiglio dei Dieci di potersi costituire in Scuola "chiusa". La sede fu ubicata in Calle de le Boteghe, vicino a San Samuele, dove ci sono tutt'ora i bassorilievi in Calle de le Boteghe, vicino a San Samuele, dove ci sono tutt'ora i bassorilievi in pietra d'Istria riproducenti delle calzature maschili in uso all'epoca. L'altare dedicato alla Beata Vergine Annunziata, patrona della Corporazione, è nella vicina chiesa di Santo Stefano.
Ai Calegheri tedeschi, fu riservato anche un "ospeal" (una specie di ostello) sottoposto al controllo dei "Provedadori sora ospedali, lochi pii e riscatto de li schiavi", fondato presumibilmente nel corso della prima metà del XIV secolo, usufruendo di piccole case prospicienti la calle de le Boteghe (individuabili ancora oggi ai civici 3127-3133). A seguito della donazione di un immobile adiacente all' "ospeal" da parte di un certo Enrico calegher d'Alemagna, l'edifico trecentesco venne ampliato intorno al 1482. Fu probabilmente in questa occasione che gli stipiti dell'allora porta d'entrata principale dell'ospeal vennero abbelliti con la composizione dell'Annunciazione.

La comunità dei tedeschi che viveva stabilmente a Venezia era impiegata per la quasi totalità nelle arti dei Calegheri e in quella dei Pistori. Nella Contrada intorno a San Samuele si trovavano la "Schola e Ospeal dei Calegheri todeschi" e la "Schola e Ospissio dei Pistori todeschi". I loro concittadini che invece si trovavano di passaggio a Venezia per affari, potevano contare sia sull'ospitalità offerta dall'ospeal dei calegheri todeschi, che sulla molto più grande struttura commerciale attrezzata accanto al ponte di Rialto, il Fontego dei Tedeschi. Calegheri e Zavateri lavoravano in ambiti ben separati: i calegheri che facevano scarpe e stivali nuovi potevano adoperare solo cuoio nuovo, viceversa gli zavateri potevano usare solo cuoio vecchio per le ciabatte.

Sia la Scuola dei Calegheri e Zavateri italiani che quella dei tedeschi era costituita da vari "Colonnelli": socholari (costruttori di zoccoli); patitari (costruttori di pattini o suole di legno adattate poi al piede con striscie di cuoio); calegheri (costruttori di calzari, scarpe e stivali nuovi); zavateri di arte vecchia (riparavano le scarpe usate); solari (tagliavano le suole sulle pezze di cuoio per venderle al pubblico che poi le inseriva sotto le "calze", in sostituzione delle scarpe).

Le scarpe rotte e malandate non venivano buttate via, ma piuttosto aggiustate dai Conzazocoli ancora più economici degli Zavateri. I Conzazocoli per esercitare il loro mestiere, spesso come ambulanti, dovevano essere autorizzati dalla Scuola dei Calegheri e Zavateri previo versamento di un contributo, tuttavia molti esercitavano il mestiere in maniera abusiva.

Una calzatura molto usata a Venezia tra il XIII e XVII secolo erano gli zoccoli. In particolare nel 1400 erano di moda i calcagnetti, ovvero zoccoli con zeppa da 50 cm, presto vietati per le gravi conseguenze riportate nelle cadute (spesso anche causa di aborti).

La sede della scuola italiana, a partire dal 1446, fu trasferita nel tuttora esistente edificio denominato "Scoletta dei Calegheri" in campo San Tomà (la prima sede era in un edificio trecentesco in calle Crosera, a Castello). La sede liturgica della confraternita fu trasferita dalla chiesa di Santa Maria della Carità, vicino all'Accademia, dove sono conservate le reliquie del patrono Sant'Aniano, nella prospiciente chiesa di San Tomà, dove invece si trova un altare a lui dedicato. Sopra il portone d'ingresso della Scoletta c'è una lunetta a sesto acuto con una scultura di Pietro Lombardo che rappresenta San Marco mentre guarisce il ciabattino Aniano, divenuto successivamente santo protettore dei calzolai.

Il Magistrato delle Beccarie controllava il rifornimento di pellame agli artigiani che potevano tenere le loro scorte in magazzini la cui esistenza viene ricordata nei toponimi, come la corte e sottoportico "della pelle" nel sestiere di San Marco e sempre nei paraggi delle scuole, a ricordare l'ampia presenza di calzolai a Venezia, vi sono il Ramo Primo, Ramo Secondo, Ramo Terzo, Ramo Quarto dei Calegheri, Ponte dei Calegheri (detto anche Ponte Storto), Calle del Zavater.

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