Cimitero di San Michele

Cimitero di San Michele

 Il cimitero monumentale di Venezia, denominato Cimitero di San Michele, sorge su due isole, San Michele e San Cristoforo della Pace, unite intorno al 1830, interrando un canale che le separava, per ampliare il camposanto.

Nell'isola di San Cristoforo della Pace, nel 1424 si insediarono i frati di Santa Brigida. Quest'ordine nel 1436, lasciò il posto agli Eremitani agostiniani, che ricostruirono chiesa e convento, purtroppo demoliti nel 1810 per far spazio nel nuovo cimitero.

L'isola di San Michele, che prende il nome dalla chiesa costruita nel X secolo e dedicata all'arcangelo, in passato era chiamata Cavana de Muran in quanto veniva utilizzata per il ricovero delle imbarcazioni degli abitanti di Murano. Nel 1212 vi si insediarono i Camaldolesi. Sempre nel XIII secolo fu iniziata la costruzione del complesso monastico mentre la chiesa, la prima opera veneziana dell'architetto lombardo Mauro Codussi, fu realizzata tra il 1468 e il 1479.
Nello stesso periodo, precisamente tra il 1448 e il 1466, fu realizzato anche il chiostro, sulla porta del quale si erge la statua dell'arcangelo Michele, nome di origine ebraica "Mi-ka-El" che significa "chi è come Dio", ricordato per aver cacciato dal paradiso gli angeli ribelli.
I defunti a Venezia vennivano sepolti nei cimiteri parrocchiali fino all'inizio del 1800; infatti ogni chiesa aveva nelle immediate adiacenze un piccolo camposanto, di cui tuttora si può ricordare la presenza attraverso i nizioleti che riportano il toponimo "Camposanto" o "campo/campiello dei Morti"; solamente i nobili o i benefattori della chiesa potevano essere tumulati all'interno delle chiese o nei chiostri, in sepolcri monumentali.
A partire dal 1804 le sepolture furono concentrate nell'isola di San Cristoforo, di fianco a Murano, lontano dalla città, come previsto dal cosiddetto editto di Saint Cloud emanato da Napoleone a Saint-Cloud il 12 giugno 1804. Si tratta di un decreto imperiale sulle sepolture che raccoglieva in un unico documento legislativo tutte le precedenti e frammentarie norme sui cimiteri. L'editto prevedeva la sepoltura dei defunti al di fuori delle mura cittadine, in spazi ameni e soleggiati e in tombe tutte uguali fatta eccezione per i defunti illustri, per i quali una commissione di magistrati decideva se apporre sulla tomba un epitaffio.
Il monastero di San Michele fu adibito, per un breve periodo, a carcere politico (vi passarono, tra gli altri, Silvio Pellico e Pietro Maroncelli), ma a partire dal 1829, divenuto dei Francescani, fece parte integrante del cimitero di San Cristoforo, con l'unione delle due isole.
Il nuovo cimitero di San Michele, così come le altre isole della laguna nord di Venezia, fra le quali Murano, Burano, Mazzorbo, Torcello, Sant'Erasmo, Vignole San Francesco del Deserto, era raggiungibile solo con le barche private e i traghetti, le cui tariffe sono riportate su una colonna nella Calle del Traghetto a San Canciano. Inoltre nella stessa zona, su un'altra colonna, in memoria della famosa glaciazione della laguna nel 1864, è incisa una scritta che dice: "Dalle Fondamente Nove a San Cristoforo la zente andava sul giazo come sul liston".

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