Chi pensa di sapere quali siano le origini di Venezia si prepari a ricredersi, perchè gli scavi archelogici sull'isola di Torcello ci raccontano una storia diversa: non a causa delle devastazioni barbariche è stata abitata inizialmente la laguna, ma per sviluppare le attività commerciali e portuali in luoghi più agevoli alla navigazione.
Saranno presentati al pubblico il 12 novembre a Venezia (Auditorium Santa Margherita, ore 15.30) i volumi Torcello scavata. Patrimonio Condiviso e Quando Torcello era abitata che contengono tutti gli esiti delle campagne di scavo condotte nell’isola negli ultimi vent’anni - mai prima d’ora pubblicati - e in particolare i risultati dell’ultimo innovativo scavo 2012/2013, realizzato e finanziato dalla Regione del Veneto, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, nell’ambito di “Shared Culture - Progetto strategico per la conoscenza e la fruibilità del patrimonio condiviso”.
I volumi rappresentano una sorta di summa archeologica torcellana che getta nuova luce sulle stesse origini di Venezia, sfatando il mito della nascita della città a causa delle devastazioni barbariche nell’entroterra. Torcello infatti narra il passaggio tra un’affascinante e ricca epoca antica, sviluppatasi intorno alla città lagunare di Altino, che a partire dal periodo imperiale si insabbia a opera dei detriti del Sile, e l’altrettanto eccezionale stagione commerciale e culturale rappresentata dalla Serenissima Repubblica. I recenti studi dimostrano come la colonizzazione della laguna sia stata opera di un graduale spostamento delle funzioni commerciali e portuali dall’entroterra verso il mare, in luoghi più adatti all’attracco e alla navigazione.
L’ultimo scavo, in un’area comunale finora non indagata da un punto di vista archeologico a fianco della Basilica di Santa Maria Assunta, ha riportato alla luce numerosi reperti di epoche diverse e fondazioni di edifici a uso abitativo e produttivo, tra le quali alcune case a due piani del XIII-XIV secolo e una fornace dei secoli centrali del Medioevo, confermando come il sito sia di altissimo interesse culturale per ricostruire la storia economica, urbanistica e quotidiana della laguna. La ricerca dal forte carattere interdisciplinare ha visto lavorare insieme archeologi, archeometristi, restauratori di università italiane e straniere, come il McDonald Institute di Cambridge e il Dipartimento di Archeologia di Nottingham, della Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto e della Regione del Veneto. Il cantiere di scavo è stato diretto da Diego Calaon dell’Università Ca’ Foscari, ora nell’ateneo statunitense di Stanford, mentre l’attività di studio, analisi e restauro dei reperti da Guido Biscontin ed Elisabetta Zendri del Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatiche e Statistiche di Ca’ Foscari. Attraverso borse di studio la ricerca ha permesso inoltre l’alta formazione scientifica di una decina di giovani operatrici dei beni culturali.
Alla presentazione interverranno il rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi, Alessandro Asta della Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto, Clara Peranetti della Regione del Veneto e i curatori dei volumi (oltre a Calaon, Zendri e Biscontin, anche Luigi Fozzati, Soprintendente per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, per gli scavi 1995-2012) editi nell’ambito del progetto europeo Shared Culture finanziato attraverso il programma per la cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013. L’incontro inaugura la tre giorni di studi “Torcello abitata #ArcheologiaPartecipata” promossa dall’ateneo veneziano per il 12, 13 e 17 novembre in collaborazione con l’Università di Stanford.
C.S.
