Baicoli

I baicoli sono una rinomata specialità veneziana di origine antica. Sono biscotti a forma di sottilissime fettine di pane dolce che durano freschi e croccanti per vari mesi se tenuti in scatole di latta ben chiuse. Nella Venezia del 700 era di moda servirli con lo zabaione. 

Io li trovo ottimi anche con la cioccolata in tazza o anche con il vino!

Oggi sono prodotti dalla Colussi e trovo che siano inimitabili, ma questa ricetta trovata su un libro di specialità trivenete, mi ha permesso di fare dei baicoli con il sapore che più si avvicina agli originali di quelle che ho provato finora! 


baicoli

Ingredienti:


1° impasto:

300 gr. di FARINA,

25 gr. di LIEVITO di BIRRA,

ACQUA quanto basta ad avere un composto di media consistenza.


2° impasto:

700 gr. di FARINA,

200 gr. di ZUCCHERO (a noi piacciono un po' più dolci per cui ne ho messo 250 gr.),

200 gr. di BURRO,

7 gr. di SALE,

VANIGLIA, (io non avevo la bacca per cui ho usato 2 bustine di vaniglina),

ACQUA quanto basta per ottenere un impasto sodo (io ho usato metà acqua e metà latte in quanto avevo letto sugli ingredienti dei baicoli Colussi che c'era anche il latte!).


I BAICOLI  (il testo di Gigio Zanon)

Vennero inventati da un offelliere della contrada di S. Margherita negli ultimi tempi della Repubblica, e desunsero il nome dal Baicolo, piccolo pesce del genere dei cefali, a cui rassomigliano nella forma. Furono accolti con favore della cittadinanza, e fino dal principio se ne spedirono grossi cassoni negli esteri paesi, e perfino a Costantinopoli, giacchè era, come è tuttora, invalsa l'opinione che potessero essere buoni soltanto quando fossero stati confezionati a Venezia. Acquistarono anche celebri¬tà dal fatto seguente. Soleva la contessa Caterina Querini Polcastro nelle sere invernali imbandire ad alcuni amici il the all'Inglese col latte e col rhum, mentre un corbello ripieno di baicoli stava immancabilmente sul tavolo a disposizione dei consumatori. Una sera il conte Palfy, che faceva parte della brigata, prese in mano uno di quei baicoli, e, voltosi al poeta vernacolo Pietro Buratti, lo invitò a celebrarli in rima. L'argomento per se stesso così futile non era atto veramente ad accendere l'estro poetico. Contuttociò il Buratti compose le ben note briose strofe, le due ultime delle quali suonano così: 

Contessa aprovata? 

Va ben cussì? 

Viva el baicolo 

Ripeto mi 

Viva el baicolo! 

Risponde i cori, 

Gabia el baicolo 

I primi onori.

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